La lettera che segue, fa riferimento alla querelle di cui abbiamo dato ampio resoconto con l’articolo di Graziano Lanzidei “Anni 70. Sangue rosso e sangue nero” che si può leggere QUI.
La redazione
Non c’è niente di peggio, io credo, di quando i dolori e le tragedie umane vengono volti – a oltre trent’anni di distanza – a meri pretesti strumentali. Occorrerebbe maggiore rispetto dei morti – Luigi Di Rosa nel particolare – poiché tirarli in ballo inutilmente, solo per polemica spicciola o rivalse personali, è roba da sciacalli.
Dispiace, comunque, che una persona onesta come Miro Renzaglia – diciottenne appena nel 1976 e travolto da fatti più grandi di lui, in una serie di lutti ed attentati anche direttamente subiti sulla propria pelle, nel clima generale della violenza politica di quegli anni e di cui non solo ha già risposto nella vita e davanti alla magistratura, ma che ha anche ulteriormente tentato di elaborare coram populo in un libro-confessione (M.Palladini-M.Renzaglia, I rossi e i neri, Roma, Settimo Sigillo 2001) scritto a quattro mani insieme a un ex nemico “rosso”, Marco Palladini – dispiace, dicevo, che Miro Renzaglia venga coinvolto e riadditato al pubblico ludibrio, trentasei anni dopo, solo per colpa d’altri.
Dice: “Vabbe’, ma i fatti di Sezze mica scompaiono, trentasei anni dopo”. Vero, ma quelli non ce l’hanno con lui, ce l’hanno con me. Il loro antifascismo è d’accatto: se lui l’anno scorso a Latina si fosse candidato in una lista che avesse portato scritto nell’intestazione solo “Fli”, non sarebbe probabilmente successo niente. Il fatto è però che quel simbolo portasse scritto pure: “Lista Pennacchi”. Che gliene fregava a loro di Fli? A quei due l’antifascismo doc – puro, intransigente e rigoroso – gli è scoppiato solo adesso. Fino a qualche tempo fa non ce l’avevano.
Uno per esempio – architetto – il padre era repubblichino combattente di Salò e lui stesso è stato presidente di circolo di Alleanza Nazionale. Su quale razza di antifascismo pretende d’impartire lezioni adesso? E non c’erano già stati i fatti di Sezze, quando lui stava a An? Dice: “No, vabbe’, che c’entra: da giovane è stato pure di Lotta Continua”. Sì, ma poi è stato democristiano appresso a Redi e quindi presidente di circolo di An. Anzi, voleva pure organizzare una specie di palio dei Borghi, o rievocazione in costume della fondazione di Littoria, con tanto di sfilata di carri agricoli-allegorici e gente sopra in costume, anche con fez, gagliardetti e divise della milizia. Mo’ invece mi dicono che un giorno sì e l’altro pure minaccia di volermi andare a denunciare per apologia di fascismo. Ma vatti a denunciare prima a te e tuo padre, no? Che vuoi da me? Mio padre non lo ha fatto il repubblichino. E io non ho fatto il presidente di An.
L’altro invece, il consigliere comunale purtroppo del Pd (poi dice perché come Pd non facciamo mai gran belle figure qui a Latina), pure a lui l’antifascismo “senza se e senza ma” gli è scoppiato solo adesso: gli è scoppiato solo dopo che al funerale di Finestra ho parlato bene di Visari.
Prima diceva anche lui d’essere fasciocomunista e cercava in tutti i modi d’arruffianarsi sia a me che all’Anonima Scrittori. E’ lui che m’ha portato – l’unica volta che ci sono andato – a parlare a CasaPound (s’arruffianava pure a loro, anche se adesso dice di no: “A me m’hanno invitato loro, ci sono andato solo perché invitato: per educazione diciamo”. Ma quando mai? E’ lui che li ha messi in croce e ha messo in croce pure me e Cesare Bruni per farci andare, e con me ha insistito perché provassi a convincere anche Finestra a venire; ma lì fu Finestra che mi disse: “Con quello là? Ma manco se ti spari, Anto’! Anzi, non ci andare nemmeno tu”. E io invece come un coglione ci sono andato, perché lui sperava – forse – che poi quelli di Casa Pound sarebbero andati a votare alle primarie per lui).
E’ lui comunque che ha organizzato tutte le “Invettive” nostre – quelle fasciocomuniste – “contro i traditori della bonifica”. Era lui che pensava al camioncino, alle trombe, agli amplificatori, alle autorizzazioni eccetera, ed è venuto a attaccare i manifesti di notte insieme a noi dell’Anonima Scrittori e ai fascisti di Nando Cappelletti, e ci sono i testimoni quella notte – ma credo proprio ci siano anche le registrazioni – che diceva pure lui: “Siamo tutti fasciocomunisti” e ancora alle elezioni dell’anno scorso e alle primarie non s’era attaccato i manifesti suoi in giro per Latina sui “Figli dei Giganti”, scimmiottando gli slogan miei e Canale Mussolini? E mo’ invece all’improvviso s’accorge che sotto sotto sono un cripto-fascista e che non ho niente da spartire – secondo lui – con la sinistra? “Vade retro Satana” mi dice? Ma guarda che sveltezza di comprendonio, veh! Ti dovrebbero cacciare dal partito solo per la grave insufficienza dimostrata in quoziente intellettuale: “Lo hai capito solo adesso? E tutto il tempo che ci hai passato assieme, allora?”. Anzi, era lui che un sacco di volte mi rinnovava lui stesso la tessera, mettendoci pure i soldi lui di tasca sua, pur che la rinnovassi comunque e andassi a votare ai congressi.
Mo’ invece non vado più bene. E non vado più bene dal funerale di Finestra: è lì che a lui gli è preso il travaso antifascista di bile.
Ma non per i saluti e i “Presente!” che hanno fatto a Finestra i camerati suoi. Quella è stata la scusa, il pretesto. A lui quello che non è andato giù – e lo ha scritto su LatinaOggi del 28 maggio 2012 – è che “in nome della «memoria condivisa» e della scomparsa di una personalità politica si approfitta per tenere sermoni in chiesa, dando giudizi politici e letture dell’operato della sinistra latinense del tutto gratuite”.
Il riferimento è all’orazione funebre da me tenuta al funerale di Finestra, il cui finale era incentrato sulle questioni del nuovo piano regolatore – il “Cervellati” – che Finestra voleva adottare in superamento del vecchio piano “Piccinato”, contro il volere e gli interessi della lobby del mattone, rappresentata soprattutto da Forza Italia.
L’approvazione di quel piano vide la spaccatura trasversale del consiglio comunale. Parte della sinistra – e Visari del Pd su tutti, cosa di cui ritenni purtroppo di dovergli dare pubblicamente atto in chiesa, scatenando così le furie, evidentemente, del suo più diretto rivale interno – votò a favore, mentre parte di Forza Italia votò contro. Il consigliere comunale del Pd, invece, che oggi si fa contro di me campione del massimo rigore proletario e antifascista, votò insieme ai costruttori edili di Forza Italia – peraltro suoi ex compagni nel Psi craxiano – contro il piano regolatore Finestra-Cervellati, affossato definitivamente poi dalle congiure congiunte An-Forza Italia.
Il nostro, però, continua a rivendicare la giustezza della sua discesa in campo a fianco dei costruttori di Forza Italia, anzi, se ne fa pienamente ed unico interprete pubblico. Tu non hai idea, Miro, dei mal di pancia e dei contorcimenti mentre dicevo quelle cose in chiesa, e non a caso Finestra aveva voluto apposta – lo aveva lasciato espressamente detto ai figli – che parlassi solo io in chiesa, perché parlassi appunto del piano regolatore, non volendo proprio dare a tutti quei signori la soddisfazione d’andarsene, senza avergli fatto dire almeno un’ultima volta: “Traditori e distruttori della Città”.
Certi contorcimenti, certi malumori in chiesa! Ma poi non ha più detto niente nessuno nelle sedi pubbliche o sui giornali: né ex An né berlusconiani, né costruttori né politici. Che parlavano a fare? Per tutti loro ha parlato codesto esimio, intelligentissimo e signorile consigliere comunale del Pd, reprimendo il mio “sermone in chiesa” e definendo il piano regolatore di Finestra “un piano regolatore mediocre, che mirava solo alla valorizzazione dell’architettura razionalista del centro e di fatto ignorava le esigenze delle periferie, dei servizi, del verde e della viabilitá”.
Ergo, se per lui il nuovo piano regolatore Finestra-Cervellati sarebbe stato per la città una grave iattura – che lui è lieto e perfino orgoglioso d’avere scongiurato – ne deriva che, sempre per lui, tutto ciò che è stato fatto da allora fino a adesso a Latina in esecuzione del piano Piccinato dalla speculazione edilizia, da An e dai berlusconiani è tutto sacrosanto e giusto, tutto bello e stupendo: “Menomale va’, che v’ho conservato il piano Piccinato! Guai a chi si riprova a toccarlo”. Ci credo, che Nasso e Zappalà gli battano le mani. Tutti quei fiumi di cemento, tutti quei quartieri invivibili in Q4 e Q5, tutto quell’obbrobrio nei Borghi, coi palazzi di sette piani in campagna, per lui è sacrosanto e giusto: “Va bene così, mannaggia a te e Finestra! Ndo’ la trovi un’altra città più bella di questa, la migliore delle migliori dei mondi possibili?”. Va quindi bene così, per lui, tutta la politica urbanistica adottata dai gruppi di potere politico-economico di questa città. In totale subalternità a quei gruppi. La terza colonna, quasi, di Nasso e Zappalà.
Dice: “Però sono antifascisti”. Ho capito. Finestra invece era fascista, ma stava molto più a sinistra, visto che contro quei gruppi speculativo-affaristici ci si è battuto, non gli si è messo prono. Dietro l’antifascismo di questi invece – solo di facciata però, d’accatto e a scoppio ritardatissimo – si sente troppo rumore di molazze e betoniere in funzione.
Antonio Pennacchi
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